giovedì 4 dicembre 2014

Il cortile

Ricordo le corse in tondo nel cortile, io e te come due giovani carcerati nell'ora d'aria, a guardare il quadrato di cielo blu oltre le inferriate negli unici sessanta minuti dei pomeriggi tra tabelline e poesie da rimandare a memoria. Ci sono passato l'altro giorno, sai, per quel cortile a ventisei anni di distanza da quei pomeriggi assolati: era una domenica sera di novembre, una di quelle con il campionato fermo ma che pareva ancora sentire la radiolina con Bruno Pizzul e Tonino dal secondo piano che gridava "E zitti un pò che non ho capito se ho fatto 13 al totocalcio!". Poi ho rivisto te due decenni dopo e non t'ho salutata. Ti ho sentita parlare e la tua voce era nuova e così lontana dalle tue canzonette di Cristina d'Avena che non finivi mai di ripetere, come un mantra della felicità. Sei/siamo passati da giocare con due legnetti e una bicicletta senza rotelle per due ad appicciarsi allo smartphone: ecco, proprio in una domenica così, con lo sguardo basso illuminato da quel display ho capito che eri il mio grande amore da bambino. Avrei voluto dirtelo, bussare alla finestra e, sperando che mi riconoscessi con la barba in viso e le rughe, lasciarmi confessare e tu con la testa tra le mani, come quando mi vedevi costruire la pista per le biglie, a sentire che non t'avrei mai avrei voluto lasciare e perdere la madre dei miei futuri figli, la donna con cui invecchiare insieme e per sempre, che avrei accompagnato dai sei ai cento anni. Poi t'ho vista accogliere tra le mani una bambinetta e il mio folle intento s'è strozzato in gola e negl'occhi, facendo un passo indietro da quel vetro. Ho sorriso mentre andavo via: sapessi quant'è simile tua figlia alla bambina che incontrai ventisei anni fa...E' proprio vero, è proprio così: gli anni fanno dimenticare gli anni belli ma non le persone che l'hanno fatti belli e il bello genera altrettanto bello. E per un solo istante t'ho risentita chiamare il mio nome giù per le scale del cortile della nostra infanzia.

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