giovedì 18 dicembre 2014

Scriba

Ho creato un personaggio non da poco.
Io, quando scrivo, sembro proprio uno scrittore. Mi piazzo lì, in un bar in centro, ad un tavolino nell'angolo in modo da poter vedere chi entra e per non essere disturbato dal solito pakistano o dal cane della signora con i suoi occhiali da sole anche di sera. Una penna o una matita in mano, il taccuino, incrocio le caviglie sotto la sera e scrivo. Scrivo un po’, poi mi fermo. Osservo il foglio per qualche istante, alzo lo sguardo, lo punto lontano, su niente in particolare. Quando arriva il cameriere a chiedermi cosa desidero, per un attimo faccio un’espressione disturbata, di chi gli si è spezzata la concentrazione, ha perso il filo, gli è sfuggita un’idea. Ordino un the o un tiramisù e via a scrivere di nuovo. Quando torna il cameriere ho preso il via, non stacco la penna dal foglio, dico grazie di corsa e vado per la mia strada. A vedermi da fuori, sono sicuro, sembro vero. Invece è solo la lista della spesa.

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