sabato 6 dicembre 2014

La risposta è dentro di te e pperò è sbajiata


Per ritrovarsi, bisogna perdersi.
L'ho letto proprio su fèisbùk che geolocalizza la posizione delle chat, calcola amicizie in comune con gente che avrei premeditato e riuscito a perdere, chiede indicazioni sul mio stato d'animo, dove e con chi sono: quella volta che vorrei perdermi, non mi è possibile riuscirci. Nonostante questo, l’homo insapiens social non ha ancora smesso di farsi una delle sue domande più primordiali: “Dove stiamo andando?”. Perché anche se la tecnologia ci aiuta, se i satelliti e i segnali radio ci permettono di calcolare con precisione ogni minimo spostamento che facciamo, le vere direzioni che ancora ci mancano sono quelle morali. Spero un giorno che sarà partorita un'invenzione, un navigatore che permetta di capire non di capire da dove siamo venuti, perchè le direzioni prese l'abbiamo scelte col primo passo, ma dove stiamo veramente andando, che ci dia indicazioni come “Al prossimo incrocio saluta tu per primo”, “Fai inversione e rifletti su come ti sei comportato”, “Tra due altre persone smetti di fare lo stronzo”. Magari aiuterebbe a capire che il senso della vita non è altro che un senso unico tipo “Smetti di fare gli stessi errori e vai sempre dritto”. E se qualcosa dovesse andare ancora storto, nessun problema: il navigatore sarebbe lì non a cazziare ma a dire con voce profonda e serena “hai fatto una cazzata, ormai siamo abituati ma adesso ti ricalcolo il percorso”.

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